Cloasma gravidico: l’ombra delle mamme

Cloasma gravidico

L’estate è davvero alle porte e anche se manca qualche settimana al suo inizio ufficiale, possiamo dire di aver sentito il suo profumo e i suoi primi caldi già nell’aria.
Chi è amante della tintarella avrà già sentito la voglia di mettersi al sole per recuperare un po’ di colorito e scaldarsi bene le ossa. Ma future mamme, attenzione! Durante la gravidanza è più che mai necessario proteggere in modo ulteriore la vostra pelle per prevenire la formazione di macchie sulla pelle, smagliature e anche cloasma o melasma gravidico.

Di cosa si tratta? Lo vediamo adesso insieme

 

Cos’è il cloasma gravidico?

Per essere più chiara possibile vado in supporto di una definizione da una fonte autorevole.

“Il cloasma è un’ipermelanosi necessaria delle aree esposte al sole che si verifica durante la gravidanza e può colpire il 50-70% delle donne in attesa. Si presenta con macchie iperpigmentate simmetriche, che possono essere confluenti o punteggiate.” (fonte: National Library of Medicine)

È conosciuto anche come maschera gravidica. Si tratta, quindi, di macchie che si formano sulla pelle esposta al sole durante la gravidanza. Molte donne sono soggette a questa modifica della pelle cutanea durante la gravidanza.
Le zone più colpite dal cloasma sono le guance, le labbra, il mento e la fronte: si tratta infatti delle zone del nostro copro che sono solitamente più esposte al sole, indipendentemente dalla nostra esposizione volontaria.
In queste zone la nostra pelle si iperpigmenta. Questo significa che la cute diventa più scura rispetto al normale perché in quel punto tende ad esserci un elevata quantità di melanina, ovvero il pigmento cutaneo che ci permette di abbronzarci.

Non è nulla di pericoloso o preoccupante, non è doloroso né fastidioso. L’unico fastidio che può comportare è quello estetico perché può rovinare l’omogeneità dell’incarnato. La cosa importante, di cui dovete stare tranquille è che non comportano nessun tipo di pericolo per la gravidanza, si tratta solo di un inestetismo.

Le macchie solari sulla nostra pelle caratterizzano qualsiasi persona indipendentemente dallo stato di gravidanza o meno. Questo è dovuto al fatto che le nostre cellule cutanee, che si chiamano melanociti, durante l’esposizione ai raggi solari producono il pigmento della melanina che determina il colore abbronzato della pelle. Nelle persone con carnagione più chiara, alcuni melanociti producono più melatonina rispetto ad altri. In questi punti la pelle tende a colorarsi maggiormente determinando la comparsa delle macchie di pigmentazione. Sono proprio le lentiggini.

Cloasma Gravidico

Ma perché colpisce le donne in gravidanza? E come lo fa?

Il 50-70% delle donne in gravidanza presenta macchie solari, ovvero ipermelanosi da cloasma.
Come abbiamo visto le macchie solari o le lentiggini possono colpire qualsiasi persona, ma perché le donne in gravidanza sono più soggette a questo tipo di macchie?
Come tutte le alterazioni che il corpo di una donna subisce durante la gravidanza, anche in questo caso si sospetta che sia responsabilità degli ormoni e del loro sbilanciamento. In particolare, si tratta dello sbilanciamento degli ormoni estrogeni che caratterizza le donne in gravidanza soprattutto a partire dal quarto mese di gravidanza. Infatti, la comparsa delle macchie legate al cloasma inizia al quarto mese e comunque non supera il sesto mese.
L’esposizione ai raggi solari, anche se con protezione, può alterare l’ormone che si occupa della melanina soprattutto nel periodo in cui i livelli di ormoni sono in cambiamento.
Questo fenomeno del cloasma si verifica anche, in misura minore, nelle donne che assumono ormoni tramite una pillola anticoncezionale ad alto dosaggio di estrogeni.

 

Quali sono le cause?

Come abbiamo appena visto le cause del cloasma gravidico nelle donne in gravidanza sono soprattutto legate a fattori ormonali correlati all’esposizione della pelle al sole. Ma ci sono anche altre cause. Per esempio l’ereditarietà, infatti alcuni studi hanno riportato che la comparsa del cloasma è più probabile se in famiglia qualcuno ha già sofferto di questo disturbo.

Un’altra causa è senz’altro l’esposizione ai raggi UV solari che stimolano la produzione di melanina in alcuni punti in modo maggiore rispetto ad altri. Ed infine, potrebbe essere una causa, anche l’utilizzo di cosmetici o creme di qualità scarsa o non certificata che possono favorire la comparsa di macchie iperpigmentate sul viso. Soprattutto si tratta di prodotti molto profumati che contengono principi attivi squilibrati.

 

Differenza tra cloasma e melasma?

Il melasma è una pigmentazione di colore più scuro che caratterizza alcune zone della pelle del viso, causata dall’esposizione a raggi solari. Il cloasma è esattamente lo stesso fenomeno che però si verifica più frequentemente nelle donne, soprattutto nel periodo della gravidanza a partire dal quarto mese, dove i livelli di ormoni sono maggiori e in aumento.

 

Prevenire e curare il cloasma

Così come abbiamo detto prima, non si tratta di una malattia, non è pericoloso ma è comunque un inestetismo che può dare fastidio, soprattutto data la sua posizione in viso.
Possiamo dire che il cloasma, così come il melasma, va via dopo qualche mese dal parto in modo spontaneo ma molto lento. Serve, infatti, molto tempo perché la pigmentazione della pelle torni al normale funzionamento.

Comunque ci sono alcune accortezze che possiamo adottare per far sì che la comparsa del cloasma sia più difficile.

  • Primo e più importante: utilizzare una crema solare quando ci si espone al sole, ma non solo. È un buon consiglio inserire nella vostra skin care l’abitudine ad utilizzare una crema solare SPF50+ sul viso, anche prima del trucco. In questo modo la pelle potrà assorbirla prima dell’esposizione, anche se state facendo una passeggiata al parco. Se invece siete al mare o in piscina, raccomandiamo l’utilizzo di una crema solare ad ampio spettro e con un alto fattore protettivo più volte durante la giornata.
  • Adotta una corretta skin care: proteggere la pelle non significa solo coprirla ma anche prendersene cura e nutrirla nel modo giusto.
  • Cercate di non irritare ulteriormente la vostra pelle. Non fate la ceretta ai baffetti, o alle sopracciglia. E soprattutto non usate lamette o pulizie del viso che possano irritare la cute. Potrebbero causarsi infiammazioni che peggiorano la situazione.
  • Assumete acido folico. Di per sé è l’ingrediente principe di tutta la gravidanza perché è fondamentale per il corretto sviluppo del feto. Ma può anche aiutare a ridurre un’eccessiva pigmentazione della pelle che è la causa principale del cloasma.

Cloasma gravidico

Dove si trova l’acido folico? È contenuto in alte quantità negli spinaci, nella pasta, riso, fagioli e anche negli agrumi. Ma principalmente è contenuto nei migliori integratori prenatali e per la gravidanza.
Noi a SanaExpert lo integriamo in tutta la nostra linea di prodotti per la gravidanza, per fornire il meglio a mamma e bimbo.
In particolare, per questo inestetismo del cloasma consigliamo Natalis che può aiutare a migliorare le condizioni della pelle grazie a una combinazione di vitamine e minerali, nonché omega-3 che contribuisce alla creazione di collagene.

E poi ricordati che, in fin dei conti, è un segno del tuo essere diventata mamma. Un tatuaggio naturale della tua più grande avventura.

 

Fonti scientifiche:

https://www.msdmanuals.com/it-it/casa/patologie-della-cute/disturbi-pigmentari/iperpigmentazione

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19140277/

Qual è la parte più difficile di essere genitori?

Difficoltà dell'essere genitori

Qualcuno vocifera che sia il mestiere più arduo e difficile al mondo! Se tra voi lettori c’è qualcuno che può smentire questo detto si faccia avanti che c’è qualche domanda in serbo per lui.
E poi la difficoltà è solo una parte o è qualcosa di più?
Vi starete probabilmente chiedendo perché ci siamo addentrati in questo argomento. Non c’è un vero e proprio perché: siamo un’azienda ma prima di tutto siamo persone che hanno a cuore il bene di altre persone e abbiamo come strumento per farlo al meglio il nostro lavoro. Le nostre posizioni e le nostre idee soprattutto su questo argomento sono ampiamente opinabili, ma se soltanto riusciamo ad aiutare, a dare un piccolo consiglio a qualcuno di voi, il nostro lavoro è stato un successo.

QUANDO E COME

Essere genitori è un percorso che comincia ancor prima che ve ne rendiate conto, e non termina più. Siete genitori, forse, già nel momento in cui sorridete insieme nel vedere un bambino che piange sporco di gelato al parco con la mamma disperata senza vestiti di ricambio. E non smetterete mai di esserlo, nemmeno quando la vostra presenza sarà un ricordo. Se non lo siete mai stati, dentro di voi saprete. E se vi sentite genitori a metà, abbiate come obiettivo quello di completare il cerchio.

In concreto, il lavoro più bello e difficile al mondo inizia con dei movimenti fetali e la consapevolezza di una reale esistenza che sta per nascere. Le fantasie della mamma prendo il via e cominciano a creare quell’importante legame che durerà una vita.
I nove mesi di gravidanza sono preziosi da questo punto di vista. Sono anche i mesi in cui la domanda “Sarò un bravo genitore?” pervaderà la vostra mente senza lasciarvi un momento di pace. Questo è normale. Si tratta di assumersi responsabilità, di sé e di una nuova famiglia. Servono capacità per affrontare quello che non si conosce, tolleranza alle frustrazioni che inevitabilmente ne derivano. Aspettative e riflessi.

Il desiderio più grande di ogni genitore è proteggere i propri figli dalla sofferenza e dagli ostacoli che hanno vissuto loro in passato, fargli da scudo per ogni conflitto che il mondo potrà porgli davanti, dal più banale compagno di banco fino al mutuo da pagare.
Mi correggo, il desiderio più grande di ogni genitore è quello di essere un genitore perfetto e avere tutte le abilità necessarie per crescere il figlio perfetto.
No, questo non è normale, ma non è nemmeno reale.
Come la perfezione non esiste in qualsiasi circostanza della nostra vita perché dovrebbe esistere nel mestiere del genitore? Dove si impara, se non attraverso gli errori? Con i tentativi!
Così, allo stesso modo non esiste il figlio ideale e perfetto, nessuno è immune dallo sbagliare e dalle situazioni complicate.

Difficoltà dell'essere genitori

COSA SERVE?

Tutto e forse niente. La meraviglia è che tutte le persone sono diverse e ciascun bambino lo è a sua volta dagli altri ma anche dai propri genitori.  I tempi di apprendimento e di adattamento sono propri come lo è la vita che si va costruendo per i propri figli. Senz’altro calma, impegno e pazienza sono ingredienti fondamentali così come la presenza, il resto si crea insieme accompagnando i bambini nel cammino che li porterà ad essere adulti, grati e indipendenti, ma pur sempre con una base certa e solida dell’insegnamento che è stato dato loro.
Ci vuole un progetto che non è “cosa farò ogni giorno” bensì “come farò a farlo diventare…” ciò di cui andrà fiero, la persona che vorrà essere, insegnargli ad usare una testa, solo la sua, ascoltare chi lo vuole proteggere dai danni del mondo. Il tutto tenendo a mente che non sarà un tuo clone, ma solo un tuo riflesso.

QUINDI QUAL E’ LA PARTE PIU’ DIFFICILE?

Esserlo per alcuni, non esserlo abbastanza per altri. Se vogliamo ancora chiamarlo “mestiere” dobbiamo anche considerare che non c’è un Curriculum Vitae più giusto rispetto ad un altro. I consigli sono troppo generici e andrebbero costruiti caso su caso, esigenza su esigenza, premiando l’eterogeneità che la nostra società ha. I tempi sono nuovi, cambiati, rispetto a quando un buon padre e una buona madre avevano degli identikit duri, rigidi e intransigenti.
Qual è la parte più difficile?
Ce ne sono tante, tutte difficili in modo diverso.
Abbiamo pensato che spiegarne alcune possa essere d’aiuto.

LA SOFFERENZA DEI FIGLI

Vedere il proprio figlio soffrire per qualsiasi cosa riempie ogni genitore di impotenza e di rabbia. Non poter fare niente per aiutarlo a stare meglio, ad uscire da quella situazione, fa soffrire allo stesso modo, se non fin di più, anche voi della stessa sofferenza che sta provando il vostro bambino. E sarà un bambino a qualsiasi età. E allo stesso tempo fargli coraggio, quando il coraggio manca a voi. Sapere che ha bisogno di una spinta che voi non potete dargli.
Questo non rientra nei compiti difficili di un genitore, ma è una delle sfide, delle situazioni più difficili da gestire proprio perché è caratterizzata dall’impotenza, dall’attesa che le cose vadano meglio. E per sofferenza si intende qualsiasi cosa: dal dolore che prova perché si è rotto un ginocchio giocando a pallone, al dolore che sta provando per il suo primo licenziamento.

LA DELUSIONE

La sensazione di fallimento che si prova quando si capisce di aver deluso i propri figli in un qualche modo. La maggior parte delle volte c’è un rimedio, nei casi più gravi no e la delusione si porta avanti nel tempo. Perché questo fa soffrire così tanto? Perché non vogliamo essere un fallimento per noi stessi, figuriamoci per coloro per i quali stiamo costruendo il meglio.

LASCIARLI

Lasciarli sbagliare, pur sapendo che quegli sbagli gli serviranno, non è facile. Oppure non riuscire a proteggerli dagli sbagli che devono evitare, per riuscire a filtrargli i danni del mondo.
Lasciarli andare, nel loro percorso. Lasciare la corda. E soprattutto capire quanta lasciarne, nel momento giusto. E poi lasciarli, indipendenti per come sono stati educati, adulti per come lo diventeranno.

LA PRESENZA

Una delle cose più difficili dell’essere genitore è accorgerti di non esserci stato e avresti potuto. Il tempo non torna indietro e i figli crescono velocemente anche sotto i tuoi occhi, ma il doppio velocemente se tu non ci sei.
Il lavoro. È la prima cosa che ti è venuta in mente leggendo queste righe. La carriera è la seconda. Sono entrambe responsabilità, ma non sono tuo figlio che ha bisogno di te in senso fisico, che ha bisogno di vederti, di assomigliarti nelle gestualità, di diventare il tuo riflesso, di imparare da te. Se non avete il bisogno di sopravvivere, è il momento di vivere.

Lavoro e famiglia

QUALCHE “MAI” DA PROVARE 

Tra le cose difficili da fare nell’essere genitori, ci sono anche quelle difficili da evitare che sono altrettanto importanti e complicate.

  • Mai tradire la sua fiducia
  • Mai lasciarsi andare
  • Mai non dare motivazioni
  • Tratta tuo figlio, come un genitore amato anche quando capita che non comprendano e disprezzino il tuo lavoro.

Perché essere genitori è così difficile? Perché per quanto possiamo studiare, imparare, cercare nuove risposte, non ci sarà mai un manuale da seguire, qualche legge scritta. Per quanto possano averci raccontato esperienze e abbiamo tutti vissuto dall’altra parte, rimane davvero una lezione che si impara vivendola.

Se può aiutarvi: da figli cosa avreste voluto voi? In qualità di figlia, e non ancora di mamma, quello che desidero di più è che il mio papà rimanga il mio più grande amico. Con tutte le riserve del caso, ma il mio più grande amico.

Congedo “papà”: cosa è cambiato nel 2021

Nelle scorse settimane abbiamo parlato dei diritti che la mamma ha durante tutto il periodo del congedo di maternità e delle tutele che le spettano per tornare al lavoro senza abbandonare l’allattamento del bimbo.

In questo articolo vogliamo approfondire, invece, il ruolo del padre e della sua figura durante tutto il periodo di maternità e di nascita del bimbo. Quando la figura paterna è presente può essere un sostegno fondamentale sia a livello morale, psicologico e affettivo, ma che da un punto di vista pratico e legislativo.

Papà, babbo, pà, padre, papi…chiamatelo come preferite e andiamo a scoprire il suo ruolo in questa avventura di creare una famiglia!

 

DIVENTARE PADRE

“Tutti gli uomini che intraprendono il cammino verso la paternità, sebbene non siano fisiologicamente incinti, subiscono una profonda trasformazione sia per quanto riguarda la loro personalità sia per quanto concerne gli enormi cambiamenti di carattere psicologico”. (da Il papà incinto – J. Heinowitz)

Durante tutto il corso della gravidanza, partendo dal concepimento fino ad arrivare alla nascita del bambino, si tende sempre a dare maggiori attenzioni alla mamma. In realtà il bambino lo “aspetta” anche il papà, tanto quanto la mamma, con la sola differenza che non lo porta in grembo. Anche a livello psicologico, diventare padri può essere paragonato alla stessa intensità emotiva che viene attribuita al diventare madri. Alla nascita del bambino verrà ad instaurarsi un legame circolare per cui il neonato si affida alla madre per le sue funzioni vitali, la quale inevitabilmente si appoggia al padre per sostenersi. Il padre si nutre dell’amore che deriva da questo ciclo in modo che la famiglia cresca ed evolva insieme.

La paternità è essenziale, ma come ben sappiamo, non sempre è un passaggio che caratterizza la vita di tutti gli uomini così come sfortunatamente, o in casi peggiori fortunatamente, non caratterizza quella di tutti i figli.

Ad ogni modo qui ci occuperemo di trattare quali sono le tutele legali che sono previste per il padre e come averne accesso. Andiamo a scoprirle!

Congedo di paternità

CONGEDO DI PATERNITA’

In uno dei nostri articoli abbiamo parlato delle tutele in materia di sostegno alla maternità e della paternità citando il Testo Unico che disciplina queste tutele che è stato emanato nel 2001: si riconosce anche al padre lavoratore la possibilità di usufruire di forme di tutela e sostegno fornite dalla legge per le madri lavoratrici. Tutto questo al fine di garantire la più equa parità dei carichi all’interno della famiglia e poter consentire alle mamme lavoratrici di mantenere la carriera e il posto di lavoro.  

Dal 2001 in poi il Testo ha continuato ad evolvere integrando e modificando articoli. Vediamo come.

Anche al padre è riconosciuto totalmente il congedo di paternità che consiste nell’astensione dal lavoro per tutta la durata del congedo di maternità obbligatorio solo nei casi in cui la madre del bimbo sia inferma o deceduta, o nei casi in cui l’affidamento è stato dato subito al papà. Ricordiamo che il congedo obbligatorio ha durata di 5 mesi da distribuire, solitamente, 2 prima del parto e 3 dopo.
Oltre questi casi estremi possiamo affermare che il congedo papà è disponibile anche in altri casi.

Per esempio, nel caso in cui la mamma sia una lavoratrice autonoma il padre può richiedere il congedo di paternità.
Il congedo parentale per il padre differisce da quello della madre: infatti non si tratta di un periodo continuativo di sospensione dal lavoro ma di permessi.

Quindi possiamo affermare che legalmente per congedo parentale per il padre si intente un permesso retribuito di astensione dal lavoro rivolto a lavoratori dipendenti e concesso solo in occasione della nascita, dell’adozione o dell’affidamento di un bambino.
La legge n° 92 del 28 giugno 2012 introduceva un congedo obbligatorio e uno facoltativo per il padre. Vediamoli insieme!

 

CONGEDO OBBLIGATORIO PER IL PADRE

Si tratta di alcuni giorni in cui il padre deve assentarsi obbligatoriamente dal lavoro per i motivi di nascita, adozione o affidamento di un bambino. Quindi potremmo dire che può godere di questi giorni dal momento in cui diventa a tutti gli effetti padre, ma entro i 5 mesi dalla nascita o dall’ingresso in famiglia del bambino.

Quando questo congedo è stato introdotto in via sperimentale dalla Legge Fornero nel 2012 e poi prorogato negli anni. Inizialmente prevedeva solo un giorno e negli anni i permessi sono aumentati fino a contare 7 giorni nel 2020.

 

CONGEDO FACOLTATIVO PER IL PADRE

I neo papà hanno anche diritto ad usufruire un giorno di congedo facoltativo in alternativa alla madre. Questo congedo è valido sempre e solo se il lavoratore è dipendente e può essere utilizzato anche in contemporanea all’astensione della madre. La regola è che il permesso deve comunque essere utilizzato entro i 5 mesi dalla nascita del figlio (stessa cosa in caso di adozione e/o affidamento) e dipende dalla scelta della madre di non utilizzare un suo giorno di congedo.

QUANTO È RETRIBUITO IL CONGEDO PER IL PADRE?

Mentre il congedo di maternità è retribuito all’80%, il congedo per i papà è retribuito completamente per ogni giornata di permesso. L’indennità è a carico dell’INPS ma potrebbe essere anticipata dal datore di lavoro in busta paga al dipendente lavoratore.

congedo di paternità

 

COSA E’ CAMBIATO NEL 2021

Il congedo obbligatorio di paternità è stato confermato anche nella Legge di Bilancio del 2021. Ma non solo c’è stata una sorpresa: oltre ad essere riconfermato sono stati aumentati i giorni da 7 a 10 da utilizzare anche in modalità non continuativa. Questi giorni devono comunque essere utilizzati entro i 5 mesi dalla nascita, o dall’ingresso in famiglia, del bambino e sempre da lavoratori dipendenti.

Tutti i papà all’ascolto: se siete diventati papà tra il 1° gennaio 2021 o lo diventerete prima del 31 dicembre 2021 avrete diritto a 10 giorni di permessi obbligatori completamente retribuiti da poter passare in compagnia del vostro bambino.

Perché le giornate sono aumentate? Ci siamo accorti tutti come nel 2020 sia diventato più complesso riuscire a gestire vita privata e lavoro, soprattutto per i genitori che si sono trovati l’ufficio in salotto oppure i figli a casa per lunghi periodi di tempo senza la possibilità di assentarsi dal lavoro. L’aumento delle giornate di permesso e di congedo vede un obiettivo ancora lontano ma posto in questa direzione. Si tratta di un piccolo passo avanti ma sicuramente c’è ancora molto su cui lavorare confrontandoci sono il resto dei paesi Europei.

Facciamo qualche esempio.

Al primo posto in tutta l’Europa troviamo la Spagna che garantisce dal 2021 giorni di congedo equivalenti per entrambi i genitori. Mamme e papà hanno diritto a 16 settimane di congedo completamente retribuite.

Al secondo posto abbiamo la Norvegia e i paesi scandinavi che forniscono ai papà diverse soluzioni: 46 settimane pagate al 100% o 56 settimane pagate all’80%. Al terzo posto abbiamo la Germania che garantisce 12 mesi di congedo parentale con una retribuzione pari al 67% dello stipendio.

Insomma, l’Italia di fronte a questi numeri sembra non essere nemmeno classificata, pensando solo al fatto che prima del 2013 il congedo di paternità non esisteva nemmeno.

 

COME FARE DOMANDA?

Servirà presentare al datore di lavoro in forma scritta la richiesta di ottenere il permesso indicando preventivamente i giorni in cui ci si vorrà assentare. È necessario dare un largo anticipo, possibilmente di una quindicina di giorni prima del congedo o della data in cui si è previsto il parto. La causale della richiesta sarà giustificata dal congedo obbligatorio.
Devono presentare la richiesta all’INPS i papà che ricevono l’indennità direttamente dalla stessa, mentre nei casi in cui è il datore di lavoro ad anticipare l’indennità, la richiesta andrà presentata in forma scritta al datore di lavoro.

 

Inutile dire che queste tutele e richieste sono davvero misere. C’è ancora tanta strada da fare per colmare i limiti evidenti nel sistema italiano.

Partendo dal fatto che il congedo cessa se il dipendente perde il lavoro durante i 5 mesi di congedo. 

Allattamento e ritorno al lavoro: puoi farlo! Ecco come

Allattamento e rientro al lavoro

Il tuo congedo di maternità sta finendo e già stai pensando a come farai a tornare al lavoro senza pensare al momento di poppata del tuo bimbo. Magari stai anche pensando di prolungare il tuo periodo di pausa dal lavoro per terminare l’allattamento del bambino e poi tornare con più serenità. Sono questioni che stai valutando e che ti fanno stare un po’ in pensiero: “sono davvero una buona madre se torno al lavoro invece di allattare serenamente il mio bambino?” “Devo rinunciare alla mia carriera, al mio posto di lavoro, alla mia sicurezza economica perché preferisco allattare mio foglio/a?” “Non riuscirò mai ad avere entrambe le cose?”

In questo articolo vogliamo solo aiutarti a prendere una scelta con consapevolezza, e darti tutte le informazioni utili per riuscire ad organizzarti al meglio. Ricordati che hai tante tutele a cui puoi affidarti ed è giusto che tu le conosca in modo da poterti organizzare: lavoro, vita privata e allattamento sono possibili tutti insieme.

 

APPENA RIENTRO AL LAVORO

Nello scorso articolo vi abbiamo presentato quali sono le tutele per le madri lavoratrici e abbiamo anche illustrato i vari congedi di maternità obbligatori e facoltativi che ogni mamma e ogni papà possono prendersi per passare del tempo a casa a prendersi cura del bambino. Questi congedi, a seconda delle loro caratteristiche, hanno un termine che significa rientrare al lavoro.

Considerando che il congedo di maternità obbligatoria ha una durata totale di 5 mesi, di cui solitamente due prima del parto e tre dopo, molte mamme in questo preciso periodo si trovano nella fase di allattamento, in perfetta armonia con il loro bimbo.

Fino a questo momento ogni mamma ha vissuto in perfetta simbiosi con il suo bambino, 24 ore su 24 insieme, conosce gli orari in cui il bimbo ha fame, in cui dorme e di conseguenza anche gli orari in cui lei può riposare, dormire, mangiare e organizzare il resto della giornata.

Come sappiamo, non tutti i contratti di lavoro permetto l’adozione di un secondo periodo di maternità facoltativa. A questo punto le mamme si trovano di fronte alla possibilità di dover abbandonare l’allattamento al seno per passare al latte artificiale. Per mancanza di organizzazione o di comunicazione con i propri datori di lavoro, scelgono di abbandonare l’allattamento al seno del bambino.

Per fortuna, non è una situazione obbligatoria per tutte le mamme. Si possono chiedere i permessi per allattamento. Ecco come funzionano!

Allattamento e rientro al lavoro

PERMESSI PER ALLATTAMENTO

Se hai un posto di lavoro dipendente con un lavoro stabile, hai diritto all’“Indennità per riposi giornalieri per madri e padri dipendenti”.

Che cos’è? Si tratta dei cosiddetti “riposi per allattamento e spettano alle madri e ai padri per prendersi cura del bambino anche se adottato o in affidamento. Questi permessi sono completamente retribuiti e possono essere utilizzati fino al compimento del primo anno di età del bambino. Il papà o la mamma lavoratori dipendenti hanno diritto a 2 ore al giorno di riposo se il loro orario di lavoro supera le 6 ore quotidiane, e di un’ora di permesso se il loro orario è inferiore alle 6 ore giornaliere.

Questa tipologia di riposi raddoppia se si tratta di un parto gemellare.

 

QUALI SONO I REQUISITI PER OTTENERE QUESTI PERMESSI E COME FARE DOMANDA

Per ottenere il permesso è importante fare richiesta con un largo preavviso prima di poter cominciare a godere dei risposi. Quello che consigliamo è di rifletterci durante il periodo di congedo di maternità obbligatorio in modo da essere preparate per il vostro rientro al lavoro. Questo vi permette anche di capire come va il vostro periodo di allattamento. Se avete molto latte, se è una bella esperienza, oppure al contrario se non riuscite, per diversi motivi, ad allattare il vostro bambino o non avete latte a sufficienza per prolungare il periodo di allattamento.

 

QUANDO IL PERMESSO PUO’ PRENDERLO IL PAPA’

La mamma o il papà devono avere un rapporto di lavoro dipendente in corso.

Quando il permesso può prenderlo il papà? Solo nel caso in cui la mamma ne abbia rinunciato o non ne ha diritto, altrimenti la priorità è data alla mamma. Il permesso non può essere accolto da entrambi i genitori contemporaneamente.
Nel caso, invece, in cui la mamma sia una lavoratrice autonoma, il papà può usufruire dei permessi giornalieri per riposo di allattamento anche nel periodo in cui la mamma si trova in congedo post gravidanza retribuito.

 

COME FARE DOMANDA

Le mamme lavoratrici dipendenti devono presentare la richiesta al datore di lavoro che si occuperà con gli uffici del personale di verificare la validità della richiesta e procedere con la burocrazia. I papà lavoratori dipendenti devono, invece, presentare la domanda sia al datore di lavoro che all’INPS.
Sempre in accordo con il datore di lavoro si programmeranno le ore di permesso in modo da organizzare il lavoro.

È importante ricordare due cose:

  • Questi permessi di due ore possono ridursi a mezz’ora se la mamma sta già usufruendo di un servizio dato da un asilo nido aziendale o un’altra struttura identificata dall’azienda in supporto alle mamme lavoratrici.
  • I permessi per allattamento non sono compatibili con il congedo obbligatorio o facoltativo di maternità.

A questa forma di legge si pongono comunque tanti dubbi ed interrogativi. Infatti, le due ore di permesso sono già un importante aiuto, ma come fare se il bambino deve essere allattato nel mezzo della giornata? Come fa la mamma a tenere il latte tutta la giornata?

Molti asili nido non accettano di conservare il latte materno per la giornata e somministrarlo al bambino durante la sua permanenza. Questo è un punto a sfavore che inevitabilmente caratterizza il rientro al lavoro della mamma.
Ma nel caso in cui il bambino rimanga a casa con qualcuno che possa prendersi cura di lui, per esempio i nonni, l’allattamento non deve essere per forza interrotto!
La mamma deve “solo” riuscire a trovare il tempo e le forze di affidarsi al tiralatte e conservare quanto più latte possibile da nutrire il bambino mentre lei è al lavoro.

Ricordati che il latte materno appena tirato può essere conservato in frigorifero fino a 24 ore, oppure in congelatore anche per più tempo. Una volta scongelato però non può restare più di 12 ore nel frigorifero.

Questo sarà un grande sollievo per la mamma e permetterà al bambino di mantenere più a lungo i benefici del latte materno. Non solo: quando la mamma torna dal lavoro, usufruendo dei permessi per l’allattamento, potrà godersi il momento di poppata con il suo bambino!

Natalis Lact

Non sarà facile organizzarsi e riuscire a mantenere un perfetto equilibrio tra vita privata, lavoro e essere mamma. Ma non è impossibile e ogni momento passato con il vostro bambino avrà sicuramente un valore maggiore.

Sappiamo anche quanto sia difficile e stressante il periodo dell’allattamento per le mamme. Per questo, noi di SanaExpert, abbiamo pensato al perfetto integratore per le mamme che allattano. Si tratta di Natalis Lact: contiene tutte le vitamine e i nutrienti essenziali per la salute e la crescita del bambino, ma allo stesso tempo anche per le energie e le forze della mamma. Scoprilo!

 

Qualsiasi sia la tua scelta, qualsiasi siano le tue possibilità, ricordati che sei una brava mamma e #lostaifacendobenissimo.

E come faccio con il lavoro? Scopri come la legge può proteggerti

Congedo obbligatorio di maternità

Stai per diventare mamma e di questo devi solo che esserne felice, riempirti il viso e l’anima di una gioia immensa.
Ma si sa, siamo donne e prima di essere tranquille e rilassate ed abbandonarci al nostro pensiero felice dobbiamo avere tutto chiaro e per alcune di noi anche tutto organizzato e programmato.
La nostra cultura e la nostra educazione ci hanno sempre portato ad immaginare la donna come colei che bada al focolare domestico, che cresce i figli e che si dedica a tempo pieno al ruolo di madre. Che cosa c’è di sbagliato? Assolutamente nulla, se questa è una scelta. Dedicarsi a fare la mamma è più impegnativo che fare tre lavori insieme e regala le più grandi soddisfazioni di questo mondo. Da molti anni però, la figura della donna si è allontanata dalle cartoline di quelle pubblicità degli anni ’60 che ci raffiguravano con un pargolo in braccio e l’aspirapolvere nell’altro mentre preparavamo il caffè al nostro marito.
Oggi abbiamo un lavoro, una carriera, una famiglia, dei cani e degli hobby. Nulla di questo deve essere una preoccupazione o darci pensiero se nel nostro percorso decidiamo di diventare mamme o la vita decide di metterci davanti a questa avventura.
Sei una lavoratrice, sei incinta e sei preoccupata per il tuo lavoro: devi sapere che ci sono delle tutele previste dalla legge che ti potranno consentire di vivere questo periodo in un modo più tranquillo senza pensare alle ingiustizie o le possibili ritorsioni in ambito lavorativo.

CONGEDO DI MATERNITA’

Qualunque lavoro tu faccia, arriverà il momento in cui dovrai astenerti dal lavoro per un periodo di tempo e dovrai mantenere il tuo compenso salariale: questo periodo si chiama congedo di maternità ed è un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro. La sua durata solitamente è pari a 5 mesi, due dei quali precedono la data della presunta nascita e gli altri tre mesi seguono il parto. Questi 5 mesi possono essere anche distribuiti diversamente: ci si può astenere dal lavoro a partire dal mese che precede il parto e nei quattro mesi che seguono, a condizione che il medico del lavoro e quello personale, attestino che questa opzione non pregiudichi la salute della mamma e del bimbo.
Come fare per ottenere il congedo di maternità? Serve presentare la domanda all’ufficio INPS e al tuo dottore del lavoro con un certificato che attesti la gravidanza.
La tua maternità può anche essere anticipata in diverse situazioni, alcune delle quali sono, per esempio, complicanze nella gravidanza, condizioni di lavoro e ambientali scorrette per la gravidanza o nel caso tu non possa dedicarti ad altre mansioni lavorative che non pregiudichino il tuo stato.
Nel 2019 è stata proposta anche un’altra variante che consente di usufruire del periodo di maternità solamente dopo il parto, solo e solamente, se i medici attestino che il lavoro non mette a rischio il percorso della gravidanza.
Durante tutto questo periodo hai diritto a percepire la tua indennità salariale che va a sostituire la tua retribuzione e che sarà erogata dall’INPS, o in parte anche dal tuo datore di lavoro e ammonterà all’80% dello stipendio del tuo ultimo mese di lavoro.

 

DIRITTI E TUTELE

Finito il congedo di maternità possono licenziarmi? La risposta è no. Esiste un’altra tutela, ovvero il divieto di licenziamento della lavoratrice madre ed è valido fino al compimento del primo anno di età del bambino. Chiaramente questo non è un divieto assoluto, infatti possono sussistere casi in cui il licenziamento è lecito e che non hanno alcuna correlazione con la maternità, per esempio la giusta causa, il termine del contratto, oppure una valutazione negativa del periodo di prova per il quale si stava lavorando.
E se mi dimetto? In questo caso se le dimissioni sono state date prima che il bambino compia un anno, si ha comunque diritto all’indennità del licenziamento, disoccupazione o Naspi, prevista dalla legge o dal contratto sottoscritto.

 

E QUANDO RIENTRO AL LAVORO?

Al tuo rientro al lavoro avrai il diritto a recuperare la tua mansione, anche se questo avverrà in modo graduale per consentirti di riprendere il ritmo del lavoro che hai lasciato in sospeso per 5 o 6 mesi e dare al tuo datore di lavoro e ai tuoi colleghi che ti hanno sostituita il tempo per riorganizzare il lavoro. Se la tua mansione non ti verrà restituita, potrai fare appello a giudice di pace che si occuperà di esaminare la tua situazione e se la tua posizione non verrà ripristinata dovrà essertene affidata una compatibile al tuo grado di professionalità.
Il demansionamento non è escluso, ma ricordati che è lecito solo quando è preso in accordo con le tue necessità al fine di garantirti un buon equilibrio tra lavoro e vita privata.
Puoi anche richiedere un part time se non hai ancora usufruito completamente del tuo congedo parentale.

 

LA METERNITA’ FACOLTATIVA? OLTRE AL CONGEDO OBBLIGATORIO

Si tratta di un ulteriore congedo che prevede un’indennità erogata dall’INPS. In questo caso i genitori possono richiedere, a loro discrezione, di usufruire di questo congedo che rimane valido fino al compimento dei 12 anni del bambino. In questo caso, però, la durata e l’importo sono variabili e dipendono molto dalla categoria di lavoratori ai quali si appartiene.

Una caratteristica molto importante di questa maternità è la sua flessibilità, ovvero la possibilità di essere frazionata in ore a seconda delle caratteristiche contrattuali: rimane comunque il vincolo che non può superare gli 11 mesi tra i due genitori. Scopri se puoi averne diritto!

 

C’è da riconoscere che le situazioni sono spesso molto più complesse e articolate rispetto a quanto la legge, o semplicemente questo articolo, può spiegare. Ma è comunque giusto conoscere i propri diritti e le proprie tutele, nonostante qualcuno provi sempre a rendere le circostanze più complicate di quanto noi possiamo immaginare.
Nel 2001 è stato raggiunto un grande traguardo: è stato emanato il Testo Unico in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità. Non dovrebbe essere un traguardo, ma la giusta normalità: quanto più spesso pensiamo di avere pochi diritti come madri lavoratrici, tanto più spesso questo non accade in altri paesi come Inghilterra o stati Uniti, dove il lavoro è visto come un privilegio. Le situazioni cambiano da persona a persona, figuriamoci da Stato a Stato, ma una cosa è certa: abbiamo dei diritti scritti nero su bianco, e per quanto difficile sia resistere a certe situazioni di mobbing, è giusto che abbiamo coscienza dei nostri diritti ed è giusto farli rispettare.
Ogni donna ha il diritto di pensare alle proprie priorità e definirle senza essere biasimata: a chi sceglie di fare la super mamma e a chi sceglie di fare la super mamma con un lavoro, noi, siamo dalla vostra parte!

Scriveteci nei commenti la vostra esperienza, vi leggiamo!

Alla prossima settimana

Un abbraccio