L’infertilità è uno dei maggiori problemi della società moderna
Essa colpisce circa il 20-30% della popolazione femminile e sta coinvolgendo sempre di più anche la popolazione maschile. La World Health Organization (WHO) ha stabilito che, a meno di malattie sistemiche o genetiche, la maggior parte delle cause di infertilità maschile e femminile sono legate al nostro stile di vita, come lo stress lavorativo, la malnutrizione ed una dieta non sana. Obesità e malnutrizione, intesa come un insufficiente od eccessivo consumo di cibi ad alto contenuto di carboidrati, grassi e proteine, e la carenza vitaminica, esercitano un impatto dannoso sia sulla funzione ovulatoria che sulla spermatogenesi, così come sul normale impianto dell’embrione una volta che l’ovulo è stato fecondato (1).
In questo articolo ci dedicheremo al problema della fertilità femminile e come risolverlo, ma dedicheremo un intero articolo anche al problema della fertilità maschile. Vi interesserà sapere che il problema è stato approfonditamente trattato dalla Dr.ssa Erica Silvestri e colleghi dell’Università di Bari Aldo Moro proprio di recente (2019) (1).
Oltre al loro medico, oggigiorno molte donne cercano le risposte ai loro dubbi anche su Internet, o si consultano con amici e parenti. Ciò non significa che non si creda nel parere del proprio medico, ma è semplicemente un istinto intrinseco che molte donne hanno di documentarsi quanto più possibile nella speranza di ricevere risposta o trovare testimonianze di esperienze simili alle proprie. Non stupisce quindi che quasi l’80% delle donne intervistate con problemi di fertilità abbia dichiarato di aver cercato almeno una volta informazioni su Internet. Nel mare di informazioni disponibili su Internet, questi articoli hanno lo scopo di contribuire alla vostra conoscenza e curiosità con informazioni scientifiche di spessore, aggiornate, e di qualità, ed al contempo discutere tali informazioni nel modo più comprensibile possibile.
Per maggiori approfondimenti, in fondo ad ogni articolo troverete tutte le referenze.
“Stranamente, non abbiamo mai avuto più informazioni di adesso, ma continuiamo a non sapere che cosa succede.” (cit. Papa Francesco)
“Scopo della scienza non è tanto quello di aprire le porte all’infinito sapere, quanto quello di porre una barriera all’infinita ignoranza.” (Bertolt Brecht)

Fattori dello stile di vita
Nonostante si possa ricorrere alle Tecnologie Riproduttive Assistite, cambiamenti in uno o più dei fattori di seguito riportati possono contribuire notevolmente al ripristino di una corretta ovulazione e maturazione dell’oocita (2).
Come anticipato nel primo articolo del Blog, tra i fattori che influenzano la fertilità ci sono sicuramente il Tabacco (incluso il fumo passivo), il Caffè, l’abuso di Alcol, l’età e gli Inquinanti ambientali. In questo articolo però ci soffermeremo in parte sullo Stress (che tratteremo più nel dettaglio in un altro articolo), ma soprattutto sullo stile nutrizionale connesso al peso corporeo, due fattori che stanno avendo un peso sempre maggiore sull’infertilità femminile e maschile.
Stress
Una vita stressante, in particolare nelle donne che lavorano molto, può contribuire all’infertilità poiché i sintomi legati all’ansia e alla depressione sono descritti come più frequenti nelle donne infertili rispetto alle donne fertili. Queste caratteristiche concorrono ad incrementare lo stress psicologico che può alterare la maturazione fisiologica degli ovociti (3). In una metanalisi eseguita su 2.202 pazienti, Purewal e collaboratori hanno dimostrato che in assenza di depressione ed ansia il successo di una fecondazione assistita aumenta notevolmente, così come aumenta il tasso di concepimento (3).
L’attività fisica allevia lo “stress da concepimento”: è stato dimostrato che la gestione dello stress mediante un allenamento periodico rilassante faciliti la riduzione del disagio psicologico nelle donne infertili e possa portare un aumento dei tassi di concepimento. In uno studio molto recente condotto su 72 donne sottoposte ad inseminazione artificiale, Miller e collaboratori hanno misurato un aumento dei livelli salivari di cortisolo (ormone dello stress) nelle donne prima dell’inseminazione (4).
Pertanto, queste donne soffrivano di “stress da concepimento”, causata dalla paura di un insuccesso della fecondazione così come dal pensiero costante di una incapacità di rimanere incinta. Alcune di loro hanno poi mostrato una riduzione del cortisolo alla fine dell’impianto, suggerendo che non sempre vi è una correlazione negativa.
Stile nutrizionale e peso corporeo
La capacità riproduttiva ed il successo di concepimento sono decisamente influenzati dalla qualità degli alimenti e dal tipo di alimentazione. Il sovrappeso, così come l’essere sottopeso, sono entrambi parzialmente causati da uno sbilanciato apporto calorico e proteico, dovuto ad un errato consumo di cibo. Ció comporta una alterazione della funzione ovarica con conseguente aumento dell’infertilità.
Tra i diversi studi che hanno esplorato l’effetto di varie abitudini alimentari sulla fertilità spicca il progetto chiamato Nurses´s Health Study II condotto su 116.678 donne che mostravano una ridotta fertilità. Da questo studio è emerso che le donne con disturbi ovulatori, ed una conseguente ridotta fertilità, erano tutte donne che ricevevano un apporto limitato di nutrienti e sottopeso, oppure erano in evidente sovrappeso o obese (5).
Infatti, il tempo di concepimento è più lungo nelle donne con indice di massa corporea (BMI) superiore a 25 kg / m2 o inferiore a 19 kg / m2, e sia l’obesità/sovrappeso che l’essere sottopeso sono significativamente correlati ad un tasso di gravidanza ridotto, un aumento di gonadotropine e ad un maggiore tasso di aborti spontanei. Un BMI elevato è anche associato a effetti avversi durante la gravidanza, come diabete gestazionale, ipertensione e nascite premature. Diete sbilanciate con prevalenza di carboidrati, acidi grassi, proteine o vitamine e micronutrienti esercitano sicuramente un impatto negativo sull’ovulazione.
Approfondiamo il tema della malnutrizione.
Moltissimi studi epidemiologici riportano che tra le prime cause di disturbi metabolici e malattie cardiovascolari annesse c’è la malnutrizione. Come emerso nello studio PURE condotto dal Dr. Salim Yusuf e Koon Teo presso la McMaster University in Hamilton, sebbene i paesi in via di sviluppo siano i maggiori colpiti, anche le societá occidentali e ben sviluppate sono malnutrite. Infatti, se nel primo caso parliamo di carenza alimentare dovuta a fattori sociali e demografici, nel secondo caso parliamo di regimi alimentari ipercalorici ed eccessivi.
La malnutrizione è stata descritta come la principale causa di infertilità femminile e maschile. Per fare un esempio recente, alterazioni dei livelli lipidici nel sangue sono la causa maggiore di disfunzioni e problemi cardiovascolari, sia negli adulti che nei bambini, anche durante la gravidanza. Nel 2019 la European Society of Cardiology (ESC) e la European Atherosclerosis Society (EAS) hanno pubblicato le nuove linee guida sui livelli lipidici ed i rischi ad essi associati, le trovate qui. Potete consultare queste linee guida per conoscere i valori soglia di HDL, LDL, VLDL, Lp (a), e calcolare in base a tali valori la percentuale di rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari, miocarditi, infarto ecc. usando la tabella riportata. È sempre bene fare riferimento al vostro Medico per maggiori dettagli.
Sottopeso:
Regimi alimentari inadeguati, forti restrizioni dietetiche e una generale mancanza di nutrientideterminano la perdita sia del peso corporeo che della prestazione fisica. Nei bambini, tali mancanze ritardano la pubertà. Nelle mamme, causano l’allungamento della riabilitazione post-partum, livelli ridotti di secrezione di gonadotropina, alterazioni della fisiologica ciclicità ovarica ed un aumento dell’infertilità.
Pertanto, un’alimentazione inadeguata è strettamente collegata alla fisiopatologia riproduttiva femminile. Ciò è confermato dal fatto che sia la bulimia nervosa che l’anoressia, due condizioni patologiche che colpiscono il 5% delle donne in età fertile, sono cause indiscutibili di amenorrea, ovvero di una improvvisa e prolungata interruzione del ciclo mestruale, di infertilità e di aborti spontanei (6).
Sovrappeso ed obesità:
L’Organizzazione Mondiale della Sanitá (OMS) ha dichiarato che il sovrappeso e l’obesità sono condizioni patologiche diffuse durante l’età riproduttiva della donna, con un’incidenza fino al 20–25% tra i pazienti che mostrano infertilità. Il 23% circa delle donne che vivono in paesi industrializzati sono obese ed hanno un rischio maggiore di generare figli obesi, specialmente se durante la gravidanza sono affette da diabete gestazionale. Come riportato qui dalla American Diabetes Association, il diabete gestazionale non insorge sempre e solo in donne diabetiche. Insorge in gravidanza appunto, ed è caratterizzato da una incapacità delle cellule di rispondere all’insulina, detta insulino-resistenza (IR), o da una insufficiente capacità di produrre ed usare insulina.
Ne consegue l’incapacità delle cellule di utilizzare glucosio, ed un aumento eccessivo e prolungato di glucosio nel sangue, stato chiamato iperglicemia.
Tuttavia, il diabete gestazionale di solito scompare dopo il parto e viene solitamente contrastato da una sana alimentazione, attività fisica, e da terapie mediche.
Quando il diabete gestazionale insorge in donne in sovrappeso od obese invece, il tempo di scomparsa di tale diabete dopo il parto si prolunga. Inoltre, l´IR e le disfunzioni ormonali che ne conseguono aumentano il rischio di insorgenza di sindromi metaboliche ed ovaio policistico, entrambe responsabili dell’aumento di infertilitá. Infatti, in queste circostanze il tessuto adiposo in eccesso contribuisce ad aumentare i disturbi ovulatori, specialmente nei pazienti predisposti ad anovulazione.
Questa patologia causa cicli mestruali in cui l’ovulo non viene rilasciato dall’ovaio. Allo stesso modo, IR ed iperinsulinemia creano un ambiente biochimico sfavorevole nelle ovaie, aumentando sia l’eccessiva produzione di androgeni che l’aumento ulteriore di accumulo di grasso, causando dislipidemia. Inoltre, questo ambiente favorisce iperproduzione di leptina e altre molecole coinvolte nella sintesi di estrogeni e nella regolazione del corpo luteo.
Ne consegue quindi un maggior rischio di aborti spontanei ed infertilità (WHO, 2013). Anche qui la terapia prevede una dieta ristretta ed esercizio fisico parallelamente alle metodologie standard di induzione dell’ovulazione, quali la somministrazione di Metformina nei casi di obesità associata a Sindrome Metabolica.
Nei pazienti senza disturbi ovulari invece, il sovrappeso e l’obesità prolungano i tempi di concepimento, diminuiscono l’efficacia dei trattamenti contro l’infertilità e aumentano i tassi di diabete gestazionale, ipertensione, neonati in sovrappeso, mortalità perinatale e morbilità. Come riportato dalla Dr.ssa Erica Silvestri e colleghi e da numerosissimi studi nutrizionali e clinici, la Dieta Mediterranea e l’attività fisica regolare nelle donne in sovrappeso riducono significativamente i tentativi falliti di concepire.
Inoltre, aderire alla Dieta Mediterranea può ridurre in generale il rischio di tumori, malattie cardiovascolari, diabete e malattie neurodegenerative, ed aumenta del 40% la possibilità di rimanere incinta (7). Pertanto, la valutazione delle abitudini di vita e la modifica dei comportamenti malsani mediante un’assistenza appropriata o con una gestione specifica, come l’integrazione di acido folico, deve essere sistematica nelle donne che tentano di concepire (8).

Un appropriato regime alimentare e la supplementazione aumentano la fertilità
Sebbene l’effetto della dieta sulla fertilità femminile non sia stato ancora completamente chiarito, l’interazione tra Nutrizione e Fertilità risulta fondamentale ai fini di una soddisfacente prestazione riproduttiva. Inoltre, la relazione tra disturbi ovulatori e le malattie metaboliche sopra citate suggeriscono che la dieta eserciti un ruolo cruciale in alcuni casi di infertilità (9). Uno studio condotto nel 2006 su 12.579 soggetti del Southampton Women’s Survey ha dimostrato che lo stato nutrizionale preconcezionale maschile e femminile influenzano la fertilità (10).
In particolare, questo studio osservazionale ha rivelato che una dieta ricca di pesce, legumi, verdure e povera di carboidrati correla positivamente con un aumento di folato nei globuli rossi e di vitamina B6 nel sangue e nel fluido follicolare. Questo aumenta del 40% le possibilità di gravidanza. Allo stesso modo, anche un apporto alimentare di acidi grassi omega-3 polinsaturi (FAs), acido alfa-linolenico e acido docosaesaenoico (DHA) è correlato con un aumento della fertilità e della possibilità di gravidanza.
Molti disturbi ovulatori dipendono da disordini metabolici, come il diabete. Ci sono ancora pochi dati disponibili che correlino il ruolo dei differenti nutrienti con i disturbi ovulatori. In generale, quello che emerge da questi studi è che un consumo ridotto di carboidrati. Il consumo di proteine di origine vegetale, di pochi grassi monoinsaturi a favore di quelli polinsaturi (caratteristici della dieta mediterranea) insieme alla supplementazione di ferro, folato e vitamine con effetti antiossidanti, riduce significativamente il rischio di infertilità e di disordini ovulatori.
Tra i nutrienti riportati in questi studi che influenzano la fertilità femminile ci sono:
- Le proteine. Non è ancora chiaro come la fonte o quantità di proteine assunte possa inficiare l’ovulazione e la fertilità femminile. Tuttavia, studi condotti da Chavarro e colleghi hanno dimostrato che in donne di età superiore ai 32 anni il consumo di proteine animali è associato ad un rischio maggiore di infertilità ovulatoria, mentre il consumo di proteine vegetali è associato ad un rischio minore di infertilità (11).
- I carboidrati. Anche in questo caso, gli studi condotti dal team di Chavarro dimostrano che un consumo eccessivo di carboidrati altera il metabolismo (consumo) del glucosio. Questo comporta una persistenza di elevati livelli di glucosio nel sangue a digiuno, iperinsulinemia ed IR, con conseguente alterazione della maturazione degli ovociti.
- Lipidi. La correlazione tra lipidi (grassi) e fertilità è al momento il maggior punto di interesse della ricerca investigativa. La correlazione è ancora sconosciuta. Al momento sono disponibili solo dati osservazionali condotti da Mumford e collaboratori su 259 donne con mestruazioni regolari. I dati riportati dimostrano che il consumo di acidi grassi polinsaturi aumenta i livelli di progesterone, il quale promuove un ridotto rischio di anovulazione (12).
- Antiossidanti. Lo Stress ossidativo, causato dalla produzione eccessiva di radicali liberi che causano danni strutturali a DNA, RNA e proteine, influiscono negativamente sulla capacitá riproduttiva. Pertanto, è importante integrare nella propria dieta vitamine ed integratori alimentari in grado di controbilanciare l’effetto nocivo dei radicali liberi in eccesso. Il nostro corpo produce antiossidanti e disintossicanti (molecole che eliminano i radicali liberi), come il Glutatione. Altri antiossidanti includono l’acido lipoico, la vitamina E, l’acido ascorbico (vitamina C) ed il coenzima Q10. È scientificamente provato che l’acido ascorbico riduca significativamente la frequenza di aborti spontanei (13). Infatti, donne con una frequenza maggiore di aborti spontanei ed infertilitá mostrano livelli ematici inferiori di acido ascorbico. Bisogna comunque tener conto che un uso errato o eccessivo di antiossidanti potrebbe indurre effetti avversi (14). Sono quindi necessari studi ulteriori.
Ecco una lista di antiossidanti naturali ed i cibi che li contengono maggiormente:
Molecola |
Cibo |
Licopene |
pomodori, pompelmo rosa, papaya |
Luteolina |
menta, carciofi, sedano, pepe verde, broccoli |
Curcumina |
curcuma |
Gingerolo |
zenzero |
Glicolide B |
Ginseng naturale (non zuccherato) |
Resveratrolo |
vino rosso, arachidi, uva, pino, mora |
Acido Betulinico |
diffuso nel regno vegetale (betulla) |
Acidi grassi polinsaturi |
olive, spinaci, noci, mais, girasole |
Lupiolo |
mango, olive, fragole, uva nera |
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